ESPERIENZA DI COSCIENZA COSMICA
Meditazione/Yoga
Sri Yukteswar Giri e il suo allievo Yogananda
ESPERIENZA DI COSCIENZA COSMICA

In questo articolo…

 

Nel famoso libro “Autobiografia di uno yogi”

Paramahansa Yogananda descrive la propria straordinaria ESPERIENZA DI COSCIENZA COSMICA

vissuta grazie all’aiuto dal suo Guru, Swami Sri Yukteshwar Giri.

 

Hai già letto il libro Autobiografia di uno Yogi di Yogananda?

Se sei un appassionato di meditazione e spiritualità te lo consiglio vivamente!

 

All’interno di questo libro, al capitolo 14,  l’autore ci racconta la propria esperienza di coscienza cosmica:

si tratta di un racconto splendido per molti aspetti ma soprattutto per il fatto che Yogananda è riuscito a trascrivere in parole ciò che è avvenuto nel mondo interiore!

E chiunque abbia provato a meditare, sa a cosa mi riferisco!

Quanto è difficile tradurre in parole limitate le esperienze interiori!

 

E in questo caso la difficoltà è ancora maggiore perché Yogananda ci parla di un’esperienza di Samadhi.

 

Samadhi è una parola sanscrita che significa unione.

Può avere anche altri significati, per esempio in India significa anche morte.

Samadhi indica anche i diversi livelli di coscienza.

 

In questo caso si tratta proprio di un’esperienza di UNIONE con il tutto.

Leggiamo di seguito l’estratto dal consigliassimo libro AUTOBIOGRAFIA DI UNO YOGI lo trovi qui

 

autobiografia di uno yogi di Yogananda
Autobiografia di uno yogi di Yogananda

 

 

 

Capitolo XIV

UN’ESPERIENZA DI COSCIENZA COSMICA

 

[…] Qualche mattina dopo entrai nel soggiorno vuoto del mio Maestro.

Avevo intenzione di meditare, ma il mio lodevole proposito non era condiviso dai miei disobbedienti pensieri, che fuggivano qua e là come uccelli inseguiti dal cacciatore.

“Mukunda!” La voce di Sri Yukteswar mi giunse da una lontana balconata interna.

Mi sentii ribelle come i miei pensieri.

— Il Maestro mi incita sempre alla meditazione, – borbottai fra me e me; — non dovrebbe disturbarmi, quando egli sa bene la ragione per cui sono venuto nella sua stanza.

Mi chiamò di nuovo; rimasi ostinatamente in silenzio. La terza volta nella sua voce si avvertiva il rimbrotto.

“Signore, sto meditando”, gridai in tono di protesta.

“So bene come stai meditando” mi gridò di rimando, ” con la mente sfarfallante come le foglie in una tempesta. Vieni qui da me!”

Sgridato e smascherato, mi avviai tristemente verso di lui.

“Povero ragazzo! Le montagne non potevano darti quello che cercavi”. Il Maestro parlava carezzevolmente, desideroso di confortarmi. Il suo sguardo calmo era impenetrabile. “Il desiderio del tuo cuore sarà esaudito”

 

Swami Sri Yukteswar Giri
Swami Sri Yukteswar Giri

 

Raramente Sri Yukteswar si permetteva di parlare per enigmi. Ero confuso. Mi toccò lievemente il petto, sopra il cuore.

 

Il mio corpo divenne immobile e come radicato al suolo.

Non respiravo più, come se un immenso magnete avesse ritirato l’aria dai miei polmoni.

Anima e mente perdettero all’istante i loro vincoli fisici e uscirono come un’ondata di fluida e penetrantissima luce da ogni mio poro.

La carne era come morta, eppure nella mia intensa consapevolezza sentivo che mai, prima d’allora, ero stato pienamente vivo.

Il mio senso d’identità non era più limitato da un corpo, ma abbracciava tutti gli atomi circostanti.

La gente in strade lontane sembrava si muovesse dolcemente nella mia remota periferia.

Le radici delle piante e degli alberi mi apparivano attraverso un’opaca trasparenza del suolo; distinguevo il fluire della loro linfa.

 

Tutto quello che mi era vicino era nudo davanti a me.

La mia abituale visione frontale s’era mutata in una vasta vista sferica che percepiva tutto simultaneamente.

Attraverso la parte posteriore della mia testa, vedevo le persone camminare lontano sulla via Rai Ghat e mi accorsi anche di una mucca bianca che si avvicinava lentamente; quando giunse sullo spiazzo dinanzi al cancello aperto dell’asbram, la osservai come con i miei occhi fisici.

Quando passò dietro il muro di mattoni del cortile, la vidi ancora con perfetta chiarezza.

 

Tutti gli oggetti nel raggio della mia visuale panoramica tremolavano e vibravano come figure sullo schermo.

Il mio corpo, quello del Maestro, il cortile dai pilastri, i mobili e il pavimento, gli alberi e i raggi del sole a volte si agitavano con violenza sino a che tutto si fondeva in un mare luminoso, come cristalli di zucchero messi in un bicchiere d’acqua si sciolgono dopo essere stati agitati.

La Luce unificatrice si alternava con le materializzazioni delle forme, e le metamorfosi rivelavano la legge di causa e effetto presente nella creazione.

 

Un’oceanica gioia scoppiò sulle rive calme e infinite dell’anima mia.

Realizzai che lo Spirito di Dio è inesauribile Beatitudine.

Il Suo corpo è fatto di innumerevoli tessuti di luce.

Una luce gloriosa che si espandeva sempre più dentro di me cominciò ad avviluppare città, continenti, la terra, i sistemi solari e stellari, le tenui nebulose e i fluttuanti universi.

L’intero cosmo dolcemente luminoso, simile a una città che si scorga lontana nella notte, scintillava nell’infinità del mio essere.

L’abbagliante luce al di là dei profili sferici acutamente incisi si attenuava un poco agli estremi limiti, dove potevo scorgere una morbida radiazione che non diminuiva mai.

Essa era indescrivibilmente sottile; i quadri planetari erano formati da una luce più densa.

 

La divina diffusione di raggi scaturiva da un’Eterna Sorgente che fiammeggiava in galassie, trasfigurate da aure ineffabili. Incessantemente vedevo i raggi creatori condensarsi in costellazioni e poi risolversi in lembi di trasparente fiamma; con ritmica inversione, miriadi di mondi si tramutavano in diafana luminescenza; poi il fuoco divenne firmamento.

 

Conobbi il centro dell’empireo quale punto di percezione intuitiva nel mio cuore.

Uno splendore irradiante sorgeva dal mio nucleo e si distendeva su ogni parte della struttura universale.

La divina amrita, nettare dell’immortalità, pulsava attraverso me con una fluidità d’argento vivo.

Udii la Voce creativa di Dio risuonare come Om, la vibrazione del Motore Cosmico.

 

A un tratto l’aria ritornò nei miei polmoni e respirai di nuovo.

Con una delusione quasi insostenibile, capii di aver perduto la mia immensità infinita.

Di nuovo ero costretto nella umiliante gabbia di un corpo, che difficilmente si adatta allo Spirito.

Come un figliuol prodigo ero fuggito dalla mia casa macrocosmica e avevo imprigionato me stesso in uno stretto e meschino microcosmo.

 

Il mio Guru era immobile dinanzi a me.

Stavo per prostarmi ai suoi sacri piedi, pieno di gratitudine per quell’esperienza di coscienza cosmica così a lungo e appassionatamente cercata.

Egli me lo impedi e parlò con calma e semplicità:

 

 

“Non devi troppo inebriarti d’estasi.

Molto lavoro ti resta ancora da fare nel mondo.

Vieni, spazziamo il balcone, poi andremo a passeggiare sulle sponde del Gange”

Andai a cercare una scopa.

Sapevo che il Maestro mi stava insegnando il segreto dell’equilibrio nella vita.

 

L’anima deve tendersi sugli abissi cosmogonici mentre il corpo compie i suoi quotidiani doveri.

Quando, più tardi, uscimmo per la passeggiata, ero ancora rapito in un’indicibile estasi.

Scorgevo i nostri corpi come due figure astrali che si muovevano lungo una strada accanto al fiume, la cui essenza era pura luce.

 

“E’ lo Spirito di Dio che sostiene attivamente ogni forma e forza nell’universo; eppure Egli esiste, trascendente e distante, nell’estatico vuoto increato al di là dei mondi dei fenomeni vibratori ‘” , spiegò il Maestro.

“Coloro che hanno raggiunto l’autorealizzazione sulla terra vivono tale duplice esistenza.

Pur compiendo coscienziosamente i lavori loro assegnati in questo mondo, essi rimangono tuttavia immersi nella beatitudine interiore.

 

“Il Signore creò tutti gli uomini dalla illimitabile gioia del Suo Essere.

Sebbene essi siano dolorosamente inceppati dal loro corpo, Dio nondimeno sa che le anime fatte a Sua somiglianza si eleveranno alla fine al di là d’ogni identificazione coi sensi, e si riuniranno a Lui”.

 

La visione cosmica mi lasciò molti insegnamenti durevoli.

Mettendo giornalmente a tacere i miei pensieri, riuscivo a liberarmi dalla illusoria convinzione che il mio corpo fosse una massa di carne e ossa in movimento sul duro suolo della materia.

Mi rendevo conto che il respiro e la mente inquieta sono simili a tempeste che sferzano l’oceano di luce sollevando onde di forme materiali: terra, cielo, esseri umani, animali, uccelli, alberi.

Nessuna percezione si può avere dell’Infinito quale unica Luce, se prima non si fermino quelle tempeste.

Ogni volta che mi riusciva di sedare le due tempeste naturali, vedevo le molteplici onde della creazione placate e unite in un unico mare lucente, proprio come le onde dell’oceano, superata la procella, si ricompongono serenamente in unità.”

 

 

Qui si conclude l’estratto del libro di un’ ESPERIENZA DI COSCIENZA COSMICA di Yogananda

 

Come risultato di questa esperienza Yogananda compose il poema Samadhi, che fu pubblicato per la prima volta nel volume “Sussurri dall’eternità”  dall’edizione del 1929.

Spesso Yogananda esortava i suoi discepoli a leggere e memorizzare le parole di tale poesia che aveva scritto perché era carica del magnetismo divino che aveva quando la compose.

In India le parole di un Guru Village (Guru che conosce Dio direttamente) e soprattutto di un Avatar sono considerate sacre: hanno il potere di trasformare profondamente la mente e la coscienza di chi li legge, li memorizza e soprattutto li interiorizza.

 

Ecco quindi i versi della poesia

 

 

Samadhi

di Paramahansa Yogananda

Sparsi sono i veli di luce e di ombra,

In frantumi è ogni vapore di sofferenza.

Scomparse in lontananza sono tutte le albe di gioie effimere,

Sciolto è l’oscuro miraggio dei sensi.

Amore, odio, salute, malattia, vita e morte,

Sono finite queste false ombre sullo schermo della dualità.

Ondate di risate, orribili teste di sarcasmo, turbini di malinconia,

Sciolti sono nel vasto mare della Beatitudine.

La tempesta di Maya si calmò

Grazie alla bacchetta magica dell’intuizione profonda.

L’universo, un sogno dimenticato, si nasconde dal subconscio,

Pronti ad invadere la mia memoria divina appena risvegliata.

Vivo senza l’Ombra Cosmica,

Ma non poteva esistere in mia assenza;

Proprio come il mare può esistere senza onde,

Ma non possono respirare senza il mare.

Sogni, veglia, stati profondi di Turiya, sonno (profondo senza sogni-n.t),

Presente, passato, futuro – non esiste più per me,

Ma solo io, il Sé eternamente presente, eternamente fluente, ovunque.

Pianeti, stelle, polvere stellare, terra,

Esplosioni vulcaniche di cataclismi apocalittici,

La fornace formativa della Creazione,

Ghiacciai silenziosi a raggi X, bobine di elettroni che bruciano,

I pensieri di tutte le persone, dal passato, dal presente, dal futuro,

Ogni filo d’erba, io, l’umanità,

Ogni particella di polvere della creazione,

Ira, avidità, bene, male, liberazione, concupiscenze,

Li ho ingoiati, li ho trasmutati tutti

In un vasto oceano di sangue del mio unico Essere!

Gioia ovattata, spesso accresciuta dalla meditazione continua,

Accecando i miei occhi pieni di lacrime,

Esplode nelle fiamme immortali della Beatitudine,

Ha consumato le mie lacrime, la mia struttura, tutto.

Tu sei Io, Io sono Te,

La Conoscenza, il Conoscitore, il Conosciuto – Uno che sono!

Estasi ininterrotta, serena, eterna, pace eterna!

La beatitudine del Samadhi, estatica oltre ogni immaginazione e aspettativa!

Non uno stato inconscio,

Nessun cloroformio mentale senza ritorno alla volontà,

Il Samadhi sta semplicemente espandendo il regno della mia coscienza,

Oltre i limiti del corpo mortale,

Alla frontiera più lontana dell’Eternità –

Dove io, il mare cosmico,

Guardo il piccolo ego fluttuare in Me.

Ogni passero, ogni granello di sabbia, non cade senza che io li veda.

L’intero spazio galleggia come un iceberg nella mia grande mente.

Io sono il Ricevente Gigante di tutte le cose che esistono!

Attraverso la meditazione sempre più profonda, più lunga, continua, assetata, donata dal guru,

Questo Samadhi celeste viene acquisito.

Si sentono fruscii di atomi in movimento;

Ed ecco! la terra oscura, le montagne e i mari sono liquidi fusi!

I mari che scorrono si trasformano in vapori di nebulose!

AUM soffia sui vapori, rimuovendo miracolosamente i loro veli,

Rivelando un mare di elettroni luminosi,

Finché, fino all’ultimo suono del Tamburo Cosmico,

La luce densa scompare nei Raggi Eterni

della beatitudine onnipresente.

Per fortuna sono venuto, per fortuna vivo, per fortuna mi sciolgo.

Io, l’oceano della mente, bevo tutte le onde della Creazione.

I quattro veli: solido, liquido, vapore, luce,

Evapora lungo la strada.

Il mio sé, in pieno, entra nel Grande Sé.

Sono scomparse per sempre le ombre tremanti e inquiete della memoria mortale.

Immacolato è il cielo della mia mente, in basso, in avanti e molto in alto.

L’eternità ed io, un raggio unito.

Una piccola bolla di gioia, io

Siamo diventati il Mare della Gioia Stessa.